
L’aveva sognata per vent’anni, la Falcon.
Lo faceva appena addormentato, quando la notte ti concede di scivolare nel nulla senza farti del male, senza il bisogno di chiedere il permesso di allontanarti. La immaginava a scuola, per strada. Ovunque si trovasse. Un pensiero fisso, aveva detto l’insegnante a suo padre. «Disegna sempre quella. Nonostante le punizioni e i brutti voti. È necessaria una visita specialistica».
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