
«È incredibile come ci adattiamo alle situazioni più strane. Anche a quelle senza speranza». Fu, questo, il primo pensiero di Robert, appena uscì dalla stazione dei treni, sotto la pioggia che cadeva obliqua contro il suo volto. Aveva appena salutato un uomo che, per tutta la vita, non aveva mai chiamato «mio padre», e il bambino dentro di lui sentì che, da quel giorno, non si sarebbero più incontrati. Ebbe, per un attimo, la sensazione che la distanza tra lui e l’anziano, appena salito sul vagone, si dilatasse fino a raggiungere l’indifferenza. Poche ore dopo, sopra di sé, graffi di nuvole bianche e sottili, simili a colpi d’unghia, sfumavano e andavano a morire nell’azzurro denso del cielo.
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